Questo post non era previsto per la rubrica “Architetture nel mondo “ del giovedì, ma a volte le notizie di attualità portano a stravolgere il proprio piano editoriale. Cosa è successo? Parlerò degli atti vandalici contro i simboli artistici e architettonici nel mondo, partendo da una notizia attuale, del 30 maggio 2017.
La Sirenetta, della fiaba di Christian Andersen, opera dello scultore Edvard Eriksen, simbolo di Copenaghen e della Danimarca, è stata imbrattata di vernice rossa. Inoltre con lo stesso colore è stato lasciato un messaggio davanti alla statua “ Danimarca, difendi le balene delle Isole Faroe”. Non è la prima volta che la famosa statua è presa come mira di atti di protesta: due volte è stata rubata la testa e una volta amputate le braccia.
Non è la prima volta che opere importanti sono testimoni di atti vandalici, fra cui quelli alle fontane romane. La prima sicuramente è la fontana di Trevi nel 2007, dove anche in questo caso, come in quello della Sirenetta, è stato gettato un secchio di vernice rossa. Fortunatamente il colorante non ha provocato danni alla fontana, durante il suo recupero. L’anno successivo, la fontana di Piazza di Spagna fu riempita di palline colorate. Questi due atti furono compiute da Graziano Cecchini, artista post-futurista.
Sempre a Roma, nel 1972, un australiano, urlando “I am Jesus Christ, risen from the dead”, andò a colpire con quindici martellate “La Pietà” di Michelangelo, nella Basilica di San Pietro, danneggiando soprattutto la Vergine. Sfregi sul volto, naso e palpebre distrutti, un braccio staccato e ridotto in 100 pezzi, e il manto della Vergine danneggiato.
Fra i grandi vandali, sicuramente da nominare è Pietro Cannata, che ha agito soprattutto in Toscana e come primo atto nel 1991 scheggiò tre dita del piede del David, di Michelangelo Buonarroti, con un martello nel Museo dell’Accademia a Firenze. In seguito, nel 1993, con un martello nero indelebile, prese di mira l’affresco di Filippino Lippi “Le esequie di Santo Stefano”, nella cattedrale di Prato, imbrattandolo di scarabocchi per un’area di circa settanta centimetri, ai piedi del diacono che porta la croce. Sempre nello stesso anno, il cinghiale di “Ercole e Caco” in Piazza della Signoria, rimase sdentato. Infine, nel 1999, in trasferta a Roma, alla Galleria d’arte moderna, imbrattò sempre con il pennarello l’opera di Pollock “Sentieri Ondulati” di Pollock, perché non gli piaceva. L’ultimo suo atto fu in Piazza della Signoria a Firenze nel 2005, dove fece una croce nera con la vernice spray sulla targa che ricorda il punto dove fu bruciato Savonarola. Motivo del gesto: sulla lapide appare una frase senza senso.
La stessa “Gioconda” di Leonardo Da Vinci, opera al momento tenuta sotto teca antiproiettile, è stata più volte vittima di attacchi, con acido e spray.
Tutte queste opere, anche se fortemente rovinate per sempre, sono state recuperate, grazie ai lavori di massima precisione di esperti restauratori, e attualmente visibili.
Ne potrei citare tante altri, ma preferisco fermarmi qui, perché la mia non vuol essere una semplice classifica degli atti vandalici subiti contro l’arte e l’architettura, ma la partenza per uno spunto di riflessione.
Al di là dei motivi che hanno portato a compiere certi atti vandalici, dal mio punto di vista assolutamente imperdonabili (ma non voglio entrare in discussione), penso che qualsiasi opera d’arte sia patrimonio di tutti. Sono simboli del nostro passato e della nostra storia, non da attaccare, ma da conoscere e valorizzare.
Sarebbe importante, fin da piccoli, conoscerne l’importanza, dall’educazione, ai libri di scuola fino al proprio lavoro. Non parlo da madre, perché non lo sono, ma da nipote di pittori, cresciuta nell’importanza di cosa è l’arte nella vita di tutti i giorni, e da figlia, che fin da piccola abituata a viaggiare con i genitori (a volte anche controvoglia, ma oggi li ringrazio) per vedere le meraviglie del mondo. Tutti loro mi hanno trasmesso questa passione del viaggio e della conoscenza. Da qui nasce il mio amore e il rispetto che ho per tutto quello che è ambiente, arte e architettura, che ho approfondito nei miei studi, e continuo ad approfondire non solo nel lavoro, ma anche nei miei viaggi.
Penso che dovremmo considerare e conoscere questi capolavori, di cui il mondo è pieno, come se fossero “cose di famiglia”, che simboleggiano il nostro passato, da conoscere nel presente e da portare orgogliosamente nel futuro come simboli della nostra storia. Proprio per questo, ogni opera ha bisogno del suo rispetto, e della sua cura.
E voi, cosa ne pensate?
Ingegnererrante
4 Comments
Mia cara condivido in pieno, ma questo credo tu lo sappia. Quello che io ancora non sapevo è quanto tu riesca a dire scrivendo e questa non è cosa da tutti.
La storia, l’arte, l’architettura, ma anche un bel paesaggio o una spiaggia dovrebbero essere di tutti e quindi noi tutti dovremmo prendercene un pochino cura e invece spesso finisce che quello che è di tutti è invece di nessuno….tristemente trascurato e lasciato là in balia degli eventi.
Quanto lo capisco quello che dici….
Grazie Vale, per il bel commento
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